La fusione a cera persa

L’atteggiamento dello scultore contemporaneo è di molto cambiato all’inizio del nostro secolo con l’avvento delle fonderie specialmente nella statuaria artistica. Prima della loro comparsa infatti, i soli fonditori professionisti  erano i fabbricanti di campane e artiglierie e gli stessi scultori.

Nel novecento le fonderie del bronzo si separano distintamente in fonderie di campane  e  fonderie artistiche.
La nascita della fonderia artistica come fenomeno industriale, quindi come servizio, provoca, in un certo senso, il distacco tra la figura del fonditore e dello scultore. Da questo momento, infatti, l’artista consegna il suo lavoro nelle mani del fonditore affidandosi alla sua esperienza. Sarà compito della fonderia realizzare sul modello eseguito in creta, gesso o plastilina dallo scultore, un negativo (impronta).

L’uso del negativo in gomma siliconica  oggigiorno  facilita molto il lavoro poiché, data la sua grande flessibilità, permette  di estrarre agevolmente  il modello dal suo negativo anche in quelle parti dove sono presenti notevoli sottosquadra.
Da questa matrice negativa, il fonditore ricava un positivo in cera, cioè un esemplare in cera in tutto identico al modello originale, che viene  controllato e ritoccato o dallo stesso scultore o dalle maestranze specializzate della fonderia.

Giunti a questa fase, la cera deve essere preparata per la fusione vera e propria. Si montano così, con canne vegetali  o di cera di vario diametro, i canali di entrata e di caduta  del bronzo liquido (diametro maggiore), di alimentazione del metallo alle varie estremità della scultura (diametro medio) e i canali di sfiato  per l’uscita dell’aria e dei gas prodotti dal bronzo fuso (diametro minore).

Tutta questa complicata operazione è simile al principio di arterie e di vene nel nostro corpo e richiede la massima perizia ed abilità nel saperlo giustamente approntare.

Il modello creato in cera di spessore identico a quello che il fonditore ritiene opportuno ottenere in bronzo, è stato precedentemente riempito con una miscela refrattaria (anima) e con lo stesso materiale viene ricoperto dopo che spilli e chiodi di ottone  sono stati fatti passare attraverso la cera per mantenere nelle posizioni corrette la forma esterna e l’anima. Il blocco di refrattario che racchiude la scultura viene posto in un forno e portato ad una temperatura tale per cui la il blocco si solidifica mentre la cera bruciata fuoriesce dagli stessi canali predisposti per la fusione. E’ questa precisa fase di lavorazione che definisce a cera persa questo tipo di fusione. La fusione vera e propria avviene nella fase successiva dove il bronzo incandescente e liquido contenuto nel crogiolo viene colato nei blocchi. Quando il bronzo si è raffreddato e solidificato, il refrattario viene rotto e la scultura liberata si presenta con una superficie opaca e di colore grigio, avvolta da una trama di tubi in bronzo dalla quale viene ripulita con un attento lavoro di cesello e rifinitura. Il bronzo così terminato è finalmente pronto per ricevere quella coloritura (patinatura) che lo caratterizzerà secondo le intenzioni dello scultore.